Una tendenza fuori dagli schemi? Una moda passeggera? Un capriccio eccentrico?
In realtà il binomio tra archeologia e cibo è un progetto che affonda le sue radici in studi scientifici e che vede lavorare, gomito a gomito, archeologi, storici e cuochi per studiare, analizzare e divulgare saperi che danno struttura e sapore a periodi della storia dell'uomo, che diversamente non sarebbe possibile comprendere. Un approccio alle meraviglie del passato che usa i sensi e il gusto per rapportarsi in modo anche personale con i colori, i profumi e i sapori relativi ai banchetti fastosi dell'antichità come alla genialità dei cibi più popolari.
Quel cibo che ritroviamo nell’Iliade e nell’Odissea ha segnato l’inizio di un concetto di gastronomia che ha percorso millenni, contaminandosi culturalmente e rinnovandosi di continuo fino a diventare Cucina italiana.
Da qui nascono una serie di studi, iniziative e progetti editoriali portati avanti da associazioni, professori universitari e, nella maggior parte dei casi, sostenuti dalla stessa Soprintendenza ai Beni Culturali che raccontano, attraverso il cibo, la storia dell’umanità attraverso i millenni.
Ecco allora che Musei, parchi archeologici, ristoranti e club si trasformano in luoghi in cui riproporre cene legate alla cucina antica, alla scoperta di percorsi gastronomici insoliti e originali, che hanno il merito di raccontarci le radici delle nostre abitudini alimentari odierne.
Ecco allora qualche spunto per chi si volesse cimentare in un banchetto a tema dal sapore antico.
Anche se non ci sono ricettari dell'antico Egitto, per cui non è semplice riuscire a cucinare "all'egiziana", possiamo avere un'idea di cosa mangiavano gli egizi dai cibi depositati nelle tombe o dipinti sulle pareti. Grande protagonista era il pane, presente ovunque e in tante forme: circolare, triangolare, conico, a ciambella; per i bambini, esistevano anche pani a forma di animali e di figure umane. Così come gli egizi, la vostra cena dovrà prediligere piatti a base di porri, fagioli, ceci, lattuga, fichi e datteri, il tutto annaffiato con abbondante birra; il rifornimento di proteine, invece, dovrà essere assicurato da piatti di carne di bue, capra, montone e volatili. Inoltre, già nell’antico Egitto era molta diffuso l’uso della bottarga, un tipo di caviale ricavato dalle uova di pesce. Il dolce, invece, dev’essere a base di pasta di pane con aggiunta di miele, datteri e uva passa.
I veri progenitori della cucina toscana furono gli Etruschi che presso i Romani ebbero fama di grandi bevitori dediti ai piaceri della mensa: ecco allora che per omaggiare la terra d’Etruria potete preparare piatti a base di farro, lenticchie, ceci e fave. Inoltre cacciagione (cervo e cinghiale) o carne di bovini e suini non possono mancare, come la bevanda simbolo dei banchetti etruschi: il vino. Proveniente dalla Grecia nel corso del VIII secolo a.C. si tratta di un vino che non poteva essere bevuto pretto, perché fortissimo; doveva essere mescolato con abbondante acqua, miele e spezie o formaggio grattugiato.
Quello che sappiamo oggi ci arriva principalmente dal ricettario di Apicio, un noto gastronomo di età Imperiale, che scrisse: "De re coquinaria" da dove possiamo trarre la maggiore conoscenza sulla cucina romana antica. L’ingrediente principale della cucina Romana era il "garum" una salamoia usata, probabilmente, al posto del sale, molto costosa e difficile da trovare. Il pepe, il cumino e il ligustico erano le spezie più usate e i "piatti forti" erano a base di carne, principalmente il maiale.
Una caratteristica della cucina dell’antica Roma era l’accostamento di sapori contrastanti tipo il dolce con il piccante o il dolce con lo speziato. Per riproporre un banchetto in puro stile romano optate per un antipasto a base di zucca, uova sode, olive verdi e nere, verdure varie, lumache, il tutto accompagnato dal "mulsum", il vino al miele. I piatti principali, devono essere a base di carne o pesce: aragoste, ostriche, murene, pollo, lepre, vitello o maiale. Non dimenticate pane e focacce, alimenti sempre presenti sui banchetti romani.