Che il Made in Italy sia da sempre sinonimo di qualità, tradizione, identità e cultura è un dato oramai accertato: milioni di consumatori sparsi in tutto il mondo, infatti, subiscono, il fascino della dieta mediterranea e la sua storia di cibo fatto in casa.
Sempre dai dati forniti dalla Coldiretti emerge che tra i principali settori del Made in Italy alimentare, il prodotto più esportato è il vino, seguito dall'ortofrutta fresca, dalla pasta e dai formaggi. Tra i paesi che apprezzano maggiormente il Made in Italy alimentare - continua la Coldiretti – si registra la Russia che ha aumentato gli acquisti del 10,1%, il Canada e il Giappone (+8,6%) e gli Stati Uniti (+8,3%) fuori dall'Europa e l’Austria (+9,1%), il Regno Unito (+6,6%) e i Paesi Bassi (+6,1%) tra i paesi Ue.
Boom di ristoranti italiani all'estero
Una passione, quella degli stranieri per la nostra tavola, che è confermata dal numero sempre crescente di turisti che visitano l’Italia spinti dalla curiosità di scoprire e conoscere la cultura e la vera identità gastronomica. Questo interesse verso la cucina italiana si riscopre anche all’estero, nei migliaia di ristoranti sparsi nel mondo: un’indagine condotta dall’Accademia Italiana della cucina svela che il nostro modello culinario sia quello preferito dal 68% dei paesi stranieri; seguono la cucina cinese (40%) e quella francese (38%). Melbourne è la città regina di ristoranti italiani (più di 1.000), seguita da Sidney, New York e Montreal (500). Parigi, con 400 ristoranti italiani, è la culla della gastronomia tricolore in Europa.
Libero sfogo alle reinterpretazioni?
Dinanzi a cifre così alte è fondamentale difendere le nostre ricette dal falso culinario (sempre da un’indagine dell’Accademia risulta che nel 60% dei casi la cucina italiana è liberamente reinterpretata se non maldestramente riprodotta) educando i cuochi a utilizzare alcuni ingredienti fondamentali della nostra gastronomia che non dovrebbero mai mancare: olio extra vergine d’oliva, erbe fresche, pane con la crosta, pasta al dente e risotto al dente. Solo attraverso la promozione del cibo italiano e delle tecniche di cucina è possibile salvaguardare lo straordinario patrimonio della nostra cucina.
Notizia degli ultimi giorni è la presentazione di un progetto che persegue proprio questo obiettivo: "Taste The Mediterranean", un appuntamento che rappresenta un’opportunità imperdibile per l’economia italiana e per tutti i paesi che abbracciano la dieta mediterranea e che si prefigge di connettere il mondo scientifico con il tessuto imprenditoriale dei paesi partner al progetto (Italia, Spagna, Croazia, Grecia, Marocco, Portogallo).
Il progetto, che si svilupperà nell’arco di due anni (2014 – 2016) e che è focalizzato sulla valorizzazione del patrimonio della dieta mediterranea, prevede la realizzazione nei 6 diversi paesi coinvolti (riconosciuti dall’Unesco come paesi detentori del patrimonio stesso) di una serie di eventi congressuali, di natura scientifica, atti a promuovere il ruolo della dieta mediterranea come modello salutare, per le sue positive valenze qualitative, storiche e culturali.
Il promotore del progetto, Giampietro Comolli, economista ed esperto di temi agroalimentari, ritiene che "Taste The Mediterranean", grazie al coinvolgimento di turisti, esperti, giornalisti, docenti e accademici che traghetterà alla scoperta delle eccellenze alimentari, possa essere un’importante occasione per rappresentare l’Italia, promuovere l’esposizione Universale di Expo 2015 a Milano e stimolare la circuitazione di visitatori dell’area mediterranea, che possono così scoprire e “visitare” i territori produttivi italiani durante la fiera.