Quella che dall'altre parte del mondo è una festa pagana, che pian piano sta sempre più prendendo piede anche da noi (migliaia le feste in piazza e i party privati disseminati su tutto lo stivale), in Italia è una ricorrenza cristiana che, tra l'1 e il 2 novembre, onora i Santi e commemora i defunti da tempi remotissimi.
La notte di Halloween, festività che si celebra principalmente negli Stati Uniti la notte del 31 ottobre e che rimanda a tradizioni antiche della cultura celtica e anglosassone, si è diffusa in tutto il mondo grazie ai suoi curiosi festeggiamenti che omaggiano il mondo dell'occulto, delle tenebre e delle streghe, con travestimenti, sfilate e zucche intagliate.
La tradizione cristiana
Per i cristiani questi sono giorni di preghiera affinché le anime dei defunti trovino la pace: seconda la credenza popolare, infatti, i morti, tra la notte dell'1 e del 2 novembre, tornano a bussare alla porta dei vivi per chiedere suffragi per la loro anima “incastrata" nelle pene del Purgatorio. Dato che il viaggio dal mondo dei defunti a quello dei vivi è lungo e faticoso, nelle case degli italiani, fino a qualche decennio fa, venivano allestite tavole imbandite di ogni leccornia, per dare ristoro ai proprio morti e renderli benevoli per i giorni a venire.
Superstizione, questa, che è stata declinata, regione per regione, secondo particolari tradizioni e ricette ancor oggi tramandate e presenti nella cultura gastronomica.
In Sicilia....
In Sicilia, ad esempio, dove il culto dei morti è tutt'oggi molto sentito, si preparano ancora adesso i “pupi di zuccaro", detti anche Pupaccena (statuette realizzate con zucchero o pasta di miele, colorate con colori vivaci e raffiguranti dragoni, paladini, dame del Settecento, coppie di sposi, etc..) e i cestini di “frutti di Martorana" (tipici dolci a base di pasta di mandorle o pasta reale che riproducono diversi tipi di frutta, come fichi d'india, fragole, pesche, banane, limoni, etc…)Tuttora i bambini siciliani si svegliano la mattina del 2 novembre, come se fosse la mattina di Natale o di Santa Lucia. Ad aspettarli, infatti, c'è una piacevole sorpresa: un cestino pieno di pupi, frutti di Martorana e misto siciliano (biscotti di pasta frolla arricchita di mandorla e canditi) portati in regalo dalle anime dei parenti morti.
La bambola di zucchero dentro la cesta di frutta martorana. Foto: http://www.frittoesoffritto.it
Lombardia e Toscana.....
In Lombardia come in Toscana uno dei dolci tipici, da consumare ricordando i defunti e da lasciare in tavola per i cari scomparsi, è diventato simbolo identitario della tradizione pasticcera del luogo: stiamo parlando del “pan dei morti". Questo rito dell'offerta era già presente in tempi molto antichi: i Greci, ad esempio, offrivano un pane dei morti a Demetra, la Dea delle messi, per assicurarsi un buon raccolto. La ricetta originale prevede mandorle, uvetta, fichi secchi, canditi e biscotti sbriciolati a Milano, mentre in Toscana è abitudine aggiungere una manciata di pepe.
Pan dei morti. Foto: Ann@74 - Flickr
Emilia Romagna, Sardegna, Abruzzo e Puglia......
In Emilia Romagna, ma anche in Sardegna, Abruzzo e Puglia, era molto diffusa la “questua", vale a dire l'usanza dei poveri di recarsi di casa in casa chiedendo cibi di ogni genere per calmare le anime dei defunti. Un costume, quest'ultimo, in cui si rintraccia il rito odierno dei bambini di bussare, vestiti da fantasmi, alle porte delle abitazioni per ricevere dolciumi e caramelle: questa rappresentazione riproduce la ricerca di un dono da parte dei defunti che si astengono così, dallo spaventare o fare scherzi.
Friuli, Marche, Umbria e Lazio.....
In tutte queste regioni, ma anche in Friuli, Marche, Umbria e Lazio si preparano le “fave dei morti", biscotti di consistenza più o meno dura a base di mandorle, pinoli, uova e zucchero (ogni località personalizza la ricetta aggiungendo un ingrediente segreto: chiodi di garofano, cioccolato o cannella). L'origine di questo dolce fa riferimento al rituale, diffuso durante l'epoca romana, di consumare le fave durante i banchetti funebri e distribuirle ai poveri o cuocerle insieme ai ceci, lasciandole a disposizione dei passanti agli angoli delle strade. Il cristianesimo mutuò questa tradizione del mondo romano, portandola avanti nel corso dei secoli.
Fave dei morti. Foto: Wikipedia
Le ossa dei morti
Dal nome macabro, ma dal sapore squisito, sono le “ossa dei morti", dolci diffusi praticamente in tutta la penisola, a forma appunto di osso, e realizzati con farina, mandorle tritare, zucchero, chiodi di garofano e cannella.
Ossa dei morti- Foto:http://fashion.ultimoranotizie.it
Dalla punta al tacco: il grano bollito
Nelle regioni meridionali e soprattutto in Puglia, dove sin dall'Antica Grecia regnava sovrano il grano, è arrivata fino ai giorni nostri una ricetta che sembra affondare le sue radici, secondo Luigi Sada, nel rito greco-bizantino, durante il quale si benediva il grano bollito che poi si consumava per i morti. La pietanza, conosciuta come “colva" o “colua" è composta da grano tenero bollito, condito con vincotto, chicchi di melagrana e gherigli di noce. Generalmente i pasti del giorno dei morti si concludono anche con i tipici dolci della tradizione contadina, come i fichi secchi e le castagne bollite.
Che sia festeggiato come festa di Halloween o rievocato come Commemorazione dei defunti, sta di fatto che in Italia anche il culto dei morti è legato al mondo del cibo, a cui va riconosciuta una valenza conviviale, familiare e sociale.