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Dai Foodies al té: tutte le tendenze gastronomiche del 2014

Attenzione alla salute, local e global che si fondono, curiosità e intrasingenza verso tutto quello che arriva sulle nostre tavole: ecco i cibi "cult" di questo 2014

13 gen 2014 Consigli per il catering - Tempo di lettura: min.

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Foto: Rusconi Catering & Banqueting

L’amore per la buona cucina e la ricerca in campo enogastronomico stanno diventando sempre più diffusi tra sempre più persone, tanto da arrivare a indicare con il nuovo termine “foodies” tutti coloro che amano il cibo da mangiare ma anche da scoprire e conoscere più a fondo. I foodies (solo in Italia se ne contano ben 4,5 milioni e mezzo!) sono tutti coloro interessati al buon cibo e al buon bere non solo quando si siedono a tavola, ma anche quando fanno la spesa, cucinano, sfogliano una rivista di cucina o navigano su internet, alla ricerca di un ristorante o di una ricetta gustosa. 

Una passione, quella per la tavola, che si ritrova, anche senza questi estremismi, in ogni gesto quotidiano che compiamo quando acquistiamo un prodotto piuttosto che un altro o quando decidiamo cosa preparare per la cena. 

Scopriamo quindi insieme cosa ritroveremo sulle nostre tavole in questo 2014 e cosa invece sarà destinato all’oblio. 

Più biologico, sano e buono

Il trend del 2013 è in crescita e si presume che questo 2014 non sia da meno: il mondo del biologico, che viene percepito dai consumatori come quel cibo salutare e fresco, sta spopolando in tutto il mondo, Italia compresa. Nel nostro paese, infatti, i ristoranti biologici e vegetariani sono in continua ascesa e gli esportatori e produttori bio di ortaggi, cereali e agrumi mantengono il primo posto sul podio a livello internazionale. 

Sulle nostre tavole quindi prodotti a Km 0 e tutti quei cibi ritenuti salutari dagli scienziati dell’Istituto di scienze alimentari e agricoltura dell’Università della Florida: frutta, pomodori, aglio, funghi (che rafforzano il nostro sistema immunitario) e pesce azzurro come alici, sarde, sardine, aguglie, sgombri e sciabole che resistono alla crisi perché costano poco e fanno bene. E ancora farine e paste senza glutine (il numero di persone affette da celiachia è in aumento costante nel mondo e in Italia), cavolo nero (da sempre utilizzato in Toscana nelle zuppe e ribollite) e carni bianche. 

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Palati sempre più audaci 

Se da un lato siamo sempre più attratti da parole come “artigianale”, “fatto in casa” e “di stagione”, dall’altro lato, in virtù di uno sviluppo della cucina fusion e di una “globalizzazione alimentare” abbiamo palati sempre più curiosi e audaci: ecco allora che almeno metà dei nostri connazionali frequentano ristoranti cinesi, giapponesi e messicani. 

Questa tendenza si rispecchia anche nell’uso di alimenti che in questo 2014 potrebbero conoscere un’ulteriore crescita, complici anche i numerosissimi blog culinari presenti sul web.  Parliamo delle spezie indiane (curry, cumino, sesamo e curcuma), sempre più diffuse tra le giovani generazioni che vogliono sperimentare in cucina, dando un tocco etnico a piatti tipicamente italiani. E ancora quinoa (nel 2014 l’ONU continuerà a promuoverne la coltivazione nei Paesi in Via di Sviluppo – data la sua capacità di adattamento a terreni aridi e alla siccità – e a incoraggiarne il consumo in Europa), acqua di cocco (l’energy drink assolutamente naturale amato dalle star del calibro di Madonna, ricavato estraendo il liquido presente nelle noci di cocco più giovani, ancora verdi) e il tofu (“formaggio” di origine cinese ottenuto dalla cagliature del succo ricavato dalla soia). 

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Meno cupcake e macarons e più the (meglio se verde)

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una nuova tendenza dolce che ha invaso pasticcerie, supermercati, televisioni e blog: stiamo parlando dei cupcake (di origine anglosassone) e dei macarons (nati in Francia). Dopo aver sfogliato centinaia di riviste dedicate, consultato blog specializzati e seguito trasmissioni sui canali digitali, il 2014 sancirà il declino dei cupcake e dei macarons che lasceranno il passo a bignè, eclair e cronut (incroci tra un croissant e un doughnut, la ciambella americana). 

Al contrario un fenomeno che non cenna ad arrestarsi è l’aumento del consumo del the: a Londra per un High Tea bisogna prenotare almeno quindici giorni prima! Che sia the originale inglese o verde (meglio se giapponese) il consumo di questo soft drink è tornato in auge e sarà sempre più presente nei nostri pomeriggi o nelle domeniche sere, dopo il pantagruelico pranzo della nonna.

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